Facebook ha brevettato uno strumento, alquanto discutibile, in grado di misurare l'affidabilità creditizia degli utenti connessi alla sua rete
In periodo di crisi, o comunque in periodi in cui la congiuntura economica non è proprio delle migliori ed in cui l'anno corrente inizia a far registrare un timido miglioramento, per le aziende e le famiglie non rimane impresa facile ottenere con facilità prestiti o mutui. Ma come potrebbe mutare il panorama se d'ora in avanti ad aggravare la situazione contribuissero anche i social network?
Forse vi starete chiedendo cosa c'entrano i social con l'economia e la crisi. É presto detto: a quanto pare Facebook avrebbe depositato presso l’Ufficio brevetti statunitense una domanda per la concessione di un brevetto che dovrebbe servire a misurare l’affidabilità creditizia degli utenti del social network e, quindi, a consentire a banche e società finanziarie di valutare se concedere o meno un finanziamento.
Questo brevetto ha già fatto discutere, perché non solo prevede la cessione dietro pagamento di dati personali, ma anche una valutazione che prende in considerazione elementi esterni alla nostra storia finanziaria: tra le informazioni legate ai nostri profili troveremo elementi come i debiti contratti, quelli saldati, eventuali proteste, mutui pregressi e regolarità nel pagamento delle rate. La notizia è stata divulgata per prima nelle pagine di economia del quotidiano francese Liberation al quale, in Italia, ha fatto eco, il giorno dopo La Repubblica con un pezzo, pubblicato nelle pagine di economia & finanza, e intitolato: “Hai debiti? Facebook lo saprà”.
Al momento non conosciamo nulla sulle caratteristiche di questo strumento di rilevazione dell'affidabilità creditizia. Non sappiamo neppure se e quando verrà introdotto il suo utilizzo da parte degli istituti bancari. Quello che temiamo é che potrebbe essere davvero uno strumento invasivo della privacy degli utenti e che le banche possano venire a conoscenza di informazioni anche personali sul nostro conto e sulle abitudini di consumo.
Staremo a vedere come evolverà in futuro la cosa, ma quello che é certo é che il punto centrale resta, per l’ennesima volta, la tutela della privacy di ciascuno di noi.
Aldo Palo