Durante l'evento F8 del 12 e 13 aprile 2016, Facebook ha spiegato come sarà la Realtà Virtuale sul Social Network grazie all'utilizzo di Oculus Rift e dei nuovi VR Controller 2.
La settimana scorsa vi avevo parlato delle ultime novità introdotte da Mark Zuckerberg in diretta dall'F8 di San Francisco, provando a riassumere in questo articolo tutto quanto ci appresteremo a vedere integrato all'interno dell'ecosistema di Facebook da oggi e per i prossimi 10 anni. Bot, Intelligenza Artificiale, Connettività diffusa e soprattutto Realtà Virtuale e Realtà Aumentata. Proprio su questi ultimi due aspetti evolutivi della sfera social e digitale la società di Palo Alto si è cimentata durante un intervento del secondo giorno.
Come nasce la Social Virtual Reality di Facebook
Gli elementi fondamentali affinché il futuro del networking, targato Facebook, possa prendere forma, sono essenzialmente tre:
- Capture
- Display
- Prediction
Ma vediamoli uno per uno.
Catturare l'immagine
Il primo step è la cattura dell'immagine, o per meglio dire, di una serie di espressioni del viso, degne di ogni appassionato di fisiognomica o PNL (mai visto Lie to Me?). In questa prima fase, grazie a una maschera fornita di una moltitudine di sensori al suo interno, viene chiesto a un soggetto di indossarla e iniziare a cimentarsi in molteplici e differenti mimiche facciali, così da "insegnare" al software quale espressione esprima cosa, un pò come accade già per i programmi utilizzati all'interno del Cinema per realizzare camouflage e mascheramenti e realizzare, in animazione digitale, i vari Gollum, Avatar, draghi, mostri e fiere mitologiche. La sostanziale differenza in questo caso, rispetto ai soggetti della Settima Arte, è che ciò che si intende riproporre è l'esatta trasposizione del viso dell'individuo che accederà allo spazio virtuale, una volta avviata una conversazione in VR.
Mostrare il volto dell'interlocutore
La seconda fase è quella dedicata al Display, ossia alla raffigurazione in pixel e byte del volto appena catturato. Non una raffigurazione alla Max Headroom (per chi non fosse uscito vivo dagli Anni '80 come me, ecco di cosa parlo) compresi scatti e sgranature, ma una perfetta e impeccabile riproduzione in digitale di ogni particolare, nevi, stempiature, rughe e cicatrici comprese (No Photoshop, sorry). Lo scopo di Facebook (e sotto questo punto di vista, devo ammetterlo, la cosa mi turba un pò) è di rendere l'esperienza virtuale il più reale possibile, trasmigrando (digitalmente parlando) quasi l'interlocutore nello spazio cybernertico. Il futuro è già qui?
Predire le interazioni posturali
La terza parte è forse quella più ostica. Se non si vuole incorrere nel rischio di mostrare un avatar che funzioni a scatti, l'unica soluzione sarà predire in tempo reale la prossima azione che il nostro interlocutore starà per compiere. Un'analisi posturale, basata su un algoritmo capace di intendere e predire in un tempo infinitamente piccolo, quale sarà il movimento appena successivo, partendo da un semplice gesticolare o dalla posizione del corpo, anche di più individui nello stesso tempo.
Per fare ciò, il team di ricerca e sviluppo incaricato da Facebook per porre in essere il futuro delle interazioni sociali, ha costruito un ambiente dedicato, una cabina sferica enorme la cui forma ricorda un pò come Cerebro degli X-Men o una sorta di vaso per i pesci rossi rovesciato, disseminata di camere e sensori, capace di leggere ogni minimo spostamento di qualsiasi attività (un ragazzino che gioca a calcio, un gruppo di persone che gioca a pallavolo, il lancio di migliaia di coriandoli) e di restituire in dati (rappresentati visivamente mediante flussi multicolori) tutte le azioni dal momento A a quello Z.
Elemento indispensabile: Networking
L'ingrediente segreto (neanche tanto) è naturalmente il Network, o meglio, l'ecosistema, come lo descritto Zuckerberg, grazie al quale la Social Virtual Reality ha quindi luogo.
Ma noi siamo davvero pronti per questa annunciata rivoluzione? E, soprattutto, quanto sarà realmente, non dico utile, ma dall'effetto positivo sulle nostre vite, dal momento che l'avvento dei social network ha certamente facilitato di molto le dinamiche legati alla comunicazione umana (intesa come attività sociale, non di marketing) ma ha anche creato delle sacche, dei pozzi all'interno dei quali da soli o un gruppo gli essere umani hanno iniziato a rifugiarsi, rintanarsi, abbandonando il contatto face-to-face a favore di quello facebook-to-facebook, mettendo a rischio uno degli strumenti di interazione forse più importanti e alla base della evoluzione della specie umana (che la differenzia, difatti dalle altre specie del regno animale), la parola! Si parla di meno, si digita di più, ma sarà poi un bene?
Forse, almeno all'interno di uno spazio virtuale come quello promesso da Facebook, si ritornerà a discutere oralmente, o semplicemente si farà finta di non conoscersi, come accade già oggi per molti degli amici che si ha su Facebook, che per strada non ti salutano, ma poi ti chiedono l'amicizia online? Una cosa è certa, tutti da barbiere e visagista prima di una Virtual Augmented Chat, mi raccomando! Mah...
Tommaso Lippiello